grazie per avermi dato la possibilità di intervistarti virtualmente. Il tuo Birrificio DADA ha compiuto da poco 10 anni, la tap room è diventata un luogo di aggregazione per gli amanti della birra artigianale a Correggio, soprattutto nell’orario del dopolavoro.Come ti senti pensando a quello che hai costruito in questi anni?
Molto bene. Abbiamo fatto tante cose e di alcune personalmente ne vado proprio molto orgoglioso.
Con tanto lavoro e sacrifici abbiamo fatto cultura senza perdere di vista l’aspetto sociale della Birra. Lo spaccio è diventato una realtà ben radicata nel territorio e conosciuta anche fuori.
Altro aspetto sempre legato alla divulgazione del Dada, le Feste di Compleanno sono state sempre momenti aperti verso la comunità oltre che per appassionati. Creando legami e aggregazione, ne sono felice.
Come avete affrontato il lockdown causato dalla pandemia di Coronavirus? So che come molte altre attività e birrifici anche voi avete dato ai vostri clienti il servizio della consegna a domicilio, come è andata? Come hanno risposto i vostri clienti?
C’è stato un momento iniziale di effettivo spaesamento ma poi ci siamo organizzati piuttosto alla svelta per le consegne a casa. Avendo costruito in questi dieci anni un rapporto con il territorio, siamo partiti fin da subito piuttosto bene. Arrivando nelle case, ci ha permesso di conoscere meglio persone che prima non riuscivano a passare spesso, per questo c’è stato un buon riscontro e penso che terremo questo servizio anche nei prossimi mesi.
Cosa pensate del settore della birra artigianale ora? Vi sentite parte di qualcosa di importante per il settore enogastronomico in Italia? Pensate che si possa fare di più per i birrifici artigianali come il vostro a livello di associazioni di categoria, promozione, burocrazia, ecc…?
Questa domanda è sicuramente un po’ più complessa. Il movimento è cambiato molto negli ultimi anni e io personalmente non sono rimasto sempre aggiornatissimo sugli sviluppi e sulla situazione in generale. Penso che prima di questa pandemia il settore era ancora in crescita e con molte realtà dinamiche e con produzioni di assoluto livello. Questo Covid porterà con sè gravissime conseguenze a questo settore (forse tra i più penalizzati).
A livello di enogastromia ad oggi non tanto. Per quanto riguarda la nostra esperienza non si è mai davvero instaurata una vera rete fra prodotti di eccellenza locali e non solo.
L’Associazione UnionBirrai, di cui noi siamo Soci, in questi anni ha fatto un gran lavoro. In parte credo stia davvero creando una categoria, ma che comunque sia molto difficile unire le esigenze di migliaia di birrifici tutti diversi e molti davvero piccoli. Il settore è ancora “nuovo” per certi versi e in alcuni aspetti della burocrazia questa non aiuta a velocizzare le pratiche, ma comunque rimane un malessere comune a tanti settori.
Non è facile, bisogna anche in questo caso creare rete. Trovare attori che sappiano unire le eccellenze e creare itinerari del gusto e non solo. Noi di nostro non riusciamo a fare molto perché la maggior parte del tempo è già impegnata nelle nostre attività. Deve partire da altri attori, con passione e competenze in modo da valorizzare alcune realtà del territorio.Ora pensando al futuro del vostro settore e vostro birrificio, come vi sentite? Ottimisti, realisti, pessimisti, …?
Personalmente sempre ottimista. Futuro incerto ma anche tanto stimolante. Cheers!!
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Elena Portioli