Ciao a tutti! Oggi Spazio Libero Viaggi di Birra compie 2 anni! E per festeggiare ho intervistato per voi un personaggio del mondo della birra, Luca Soncini (detto Fredian), titolare del beershop La Sete di Reggio Emilia, di cui vi ho parlato un po’ di tempo fa in questo articolo.

Ciao Fredian! Per prima cosa dicci perchè ti chiamano Fredian e poi raccontaci come e quando è nata la tua passione per la birra.

Ciao a te, Elena! Fredian è il nome che uso in ambito musicale; sono cantante ed oltre ai testi scrivo le parti musicali dei miei brani originali, sempre accompagnato dalla mia band.

Sì, capisco sia strano che nell’ambiente della birra artigianale – che è già una passione di per sé – ci sia qualcuno che prosegua e continui a coltivare qualcosa di “artistico” diverso dall’arte della birra (o del cibo). Ma che vogliamo farci se sono nato con uno strumento musicale in mano? ahaha!!

Che poi in effetti nel ‘mondo birra’ sono in tanti a saper suonare o ad essere proprio ex musicisti ma è un peccato abbiano accantonato quella passione.

Però. Però durante i concerti a me piace bere buona birra. A voi no?

Ah, dimenticavo: se poi fra chi sta leggendo c’è qualcuno che conosce un Ufficio Stampa valido per spingere del Rock Alternativo mi contatti, che avrei un album mai pubblicato fermo causa Covid da troppo tempo (giuro che è vero).

La passione per la birra credo sia nata quando avevo circa vent’anni. In origine vengo dal vino, mio padre è sommelier.

Sarò ripetitivo, ma dirò la verità: quando vai ad un concerto in un palazzetto o in una grande piazza cosa beve la maggior parte della gente? Birra. E non per moda. È proprio meglio di tutto il resto!

Poi se la musica è valida e il bicchiere te lo sei goduto, l’associazione positiva è “fatale”!

In seguito uno diventa più consapevole, approfondisce e scopre che c’è molto di più.

Quando e perchè hai deciso che dovevi aprire il tuo beershop “La Sete”?

Decisi a metà del 2018. Fu una rivalsa, una scommessa paragonabile al gesto di un meccanico che per la prima volta in vita sua sale su un mezzo da corsa e va subito a correre con i professionisti. Come nell’esempio, qualche esperienza dietro al bancone l’avevo maturata ma non avevo mai avuto una mia attività ed inoltre non provenendo del settore non ho avuto nessun aiuto dall’alto, nè fornitori a farmi da sponsor, nè famigliari a darmi qualche spinta nell’ambiente, nè amici stretti in grado di agevolarmi in qualche modo. Erano tutti fuori da questo mondo.

Mi sono attenuto allo scrivere l’obbiettivo e disegnare il tragitto; mettendo tutto ben a fuoco si può fare qualcosa che fino a prima pareva impossibile. E questo senza il classico portafoglio gonfio, nè contatti pregressi. La perseveranza attecchisce meglio se c’è un’idea ben delineata. È un vissuto personale che condivido qui volentieri; magari per chi sta leggendo può essere un buono spunto in altri settori della vita.

È un concetto semplice, ma non è facile applicarlo e resistere rispettando sempre tutti i punti. Poi se siete aperti e positivi, anche gli altri professionisti si rendono conto di voi e possono darvi buoni consigli lungo il tragitto.

Qualche esempio? Nel mio percorso personale di voler fare tutto a mò self-made, progettai da zero anche il bancone ma durante l’atto pratico trovai diverse difficoltà; ovviamente: va bene la buona volontà ma non sono un falegname nè un allestitore. Parlando con Alessandro Belli (Arrogant) mi indicò un suo amico (Paolo “Magio”) ed insieme risolvemmo il problema. Una volta aperto, passò Riccardo Montanari (ex Mastri d’Arme, Trieste) ed in una chiacchierata appassionata distillò un concentrato di suggerimenti; una cosa analoga successe anche con Francesco Racaniello (birraio di BeerBelly) che mi diede una bella mano; tutt’ora li ringrazio ancora. Oppure un’altra volta dove mi intestardii su una birra straniera e grazie a Giovanni Iotti (Wild Hops beer shop) trovammo il modo di prenderla. O ancora – e chiudo – quelle volte che per del materiale tecnico mi rivolsi per diverse cose a Daniele Risi (il Punto) ed a Vincenzo Bianco (all’epoca McQueen, ora Arrogant) che mi seppero dare anche preziosi consigli d’esperienza. Di quest’ultimo conservo ed utilizzo ancora la sua pompa inglese, del McQueen. Un pezzo di storia di cui sono gelosissimo.

Sempre parlando di birra, assaggiando qua e là ho trovato qualche birrificio/birra artigianale di bassa qualità e qualche birrificio/birra industriale invece di buona qualità. I primi “rovinano” il “buon nome” dell’artigianale, i secondi dimostrano che la buona birra può essere fatta anche da grandi impianti non indipendenti in grandi quantità. Cosa ne pensi?

Penso che hai ragione. Non confondiamo Artigianato con Qualità o Bontà. Non è un’equazione matematica certa. Compito di chi sta alle spine è servire birra di qualità ed in forma. Da questo punto fermo poi partono le missioni puramente personali. Perché chi sceglie di lavorare con l’artigianale non è legato solo e soltanto al buon prodotto ma anche a quello che c’è dietro. Ci sono degli artigiani, dei lavoratori instancabili che si spaccano in due per far arrivare sulle nostre labbra una loro idea, un concetto, un’emozione anche legata alla propria personale visione della vita, che a volte si intreccia con il lavoro brassicolo.

Dal 2020 lavoro per la maggior parte con birrifici italiani, non per forza con i nomi celebri ma anche con piccole realtà scoperte personalmente o sconosciute ai più. È anche un modo attivo per sostenere i nostri lavoratori; penso sia un sincero atto di sensibilità.

Tornando al dualismo artigianato/industriale, ricordiamoci che mainstream vuol dire appiattimento e perdita di qualità. Guardate anche in musica cosa succede fra la scena veramente indipendente che vive sui palchi – anche minori – e quella che ambisce alla televisione generalista; si pensi alle differenti emergenze comunicative, al numero ed ai diversi tipi di tematiche affrontate, alla veridicità di personaggi e performance.

Che dite, anche a voi il parallelo pare evidente?

Nel tuo beershop proponi anche vini detti naturali o artigianali. E’ solo moda (come dicevano per la birra artigianale) oppure come penso io c’è una base solida per rinnovare (o far ritornare alle origini) il mondo del vino?

Generalizzando per comodità discorsiva, il mio augurio è proprio che la birra non faccia la fine del vino. Come già detto, anche qui dobbiamo parlare di appiattimento.

Tempo fa andai ad un concorso enologico su uno stile vinicolo che negli anni passati conoscevo come secco e, con sorpresa, non solo trovai sapori distanti da questa caratteristica ma scoprii vincenti quelli amabili. Incuriosito, chiesi a qualche addetto ai lavori delucidazioni e la risposta fu prettamente commerciale: li avevano cambiati per piacere a più persone.

Ecco. Appiattire andando dietro al mercato perdendo sapori e tradizioni.

I vini naturali cercano di fare quello che la birra artigianale ha fatto in un momento dove le padrone del mercato erano le ‘bionde’ difficilmente riconoscibili fra loro, specie se bevute ad occhi chiusi.

Questo nuovo mondo vinicolo mi piace. È un’idea che ha dell’artistico.

Alla Sete ho sempre delle bottiglie aperte per gustarsi un calice di vino veramente interessante.

Certo, bisogna esser mentalmente elastici ma è anche vero che si sta entrando in un luogo dedito all’artigianato: bere cose diverse dal solito è la prassi.

Entra nel tuo beershop una persona che non ne sa nulla di birra artigianale, è curiosa, vuole iniziare a capirne di più e si fida di te (praticamente il cliente perfetto), quale birra le servi?

Chiedo cosa beve di solito, quante birre pensa di gustarsi e quali sensazioni vorrebbe dentro la sua pinta. Da qui propongo un’escalation di gusti ed emozioni.

Grazie Fredian per la tua disponibilità e per aver condiviso con tutti i noi le tue passioni e la tua esperienza. Spero che tu possa trovare anche qualcuno interessato a pubblicare il tuo album, magari tra i lettori c’è! :)

Se volete andare a bere una buona birra, un buon calice di vino e fare 2 chiacchere con Fredian lo trovate alla Sete beershop a Reggio Emilia in via Ariosto 6. E per rimanere aggiornati sugli eventi del beershop seguitelo anche sui canali social:

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Alla prossima intervista!

Elena Portioli, Spazio Libero Viaggi di Birra